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Un articolo della rivista Fortune sui manager con caratteritiche dislessiche

Dislessia e difficoltà > Racconti di vita e dislessia


Grandi manager dislessici



tratto da DIOGENEMAGAZINE

Scritto da Redazione

Nel maggio del 2002 la rivista americana di cultura economica Fortune pubblica un articolo sulla dislessia, annunciando la scoperta che, negli ultimi anni, questo “disturbo linguistico” accomuna un numero crescente di imprenditori. Nella pagina a fianco ne riportiamo un estratto.I vissuti personali e professionali dei dislessici di successo intervistati da Fortune rivelano che la dislessia, nel lessico medico “Disturbo Specifico di Apprendimento”, è in realtà un talento che l’istituzione scolastica non è in grado di capire e valorizzare.


Questi racconti, infatti, dimostrano come il successo professionale dei manager dislessici non sia dovuto a processi più o meno riusciti di normalizzazione terapeutica, ma al fatto che il loro dono abbia potuto essere messo a frutto proprio grazie alla particolare natura della nuova economia. Ciò che solo una generazione fa veniva considerato una patologia da curare, nel capitalismo digitale si rivela un potenziale vantaggio competitivo, come illustra l’articolo dell’economista Christian Marazzi.


John Chambers Fondatore della Cisco, impresa della new economy produttrice di sistemi di comunicazione reticolari. Sino a poco tempo fa ha mantenuto il segreto sulla sua dislessia: occupando una posizione importante non voleva mettere in evidenza la propria debolezza.

Lo ha rivelato un giorno, nel corso di un evento organizzato dalla sua compagnia, quando una ragazzina che voleva fare una domanda davanti a una folla di cinquecento persone, sentendosi mancare le parole, dichiarò con le lacrime agli occhi: “Ho una difficoltà di apprendimento”. Chambers ricorda quei momenti con profonda commozione: “Potevo capire molto bene ciò che provava, conoscevo anch’io quell’angoscia”. Così le venne in aiuto, dichiarando davanti a tutta l’assemblea: “Anch’io ho un problema di apprendimento”. E parlandole come se fossero soli, proseguì:
“Hai appena trovato il modo per venirne fuori, perché ci sono cose che solo tu sai fare e gli altri no, mentre ce ne sono altre che non imparerai mai a fare. Per la mia esperienza, ciò che può aiutare è prendere le cose con calma”.

Chambers, che
riesce a leggere da destra a sinistra e dall’alto in basso, dice che i suoi genitori, entrambi medici, non hanno mai avuto dubbi sulle sue possibilità e che la loro fiducia è stata per lui molto importante. Un’altra figura significativa è stata la sua insegnante di sostegno, la signora Anderson: lezioni giornaliere, a volte pesanti, sempre utili. Sulla dislessia e il suo stile di ragionamento dice: “Non so come spiegarlo, ma io affronto i problemi in modo diverso. Mi è molto facile saltare concettualmente dall’A alla Z. Visualizzo una gara di scacchi e conduco il gioco mentalmente, ma non è soltanto una gara, è il mio progetto di lavoro. Non faccio una mossa sola alla volta, perché di solito riesco a prevederne il risultato e le contromosse dell’avversario”.

Per molti uomini d’affari dislessici la lettura rimane sempre un problema: se la cavano con i giornali e le riviste, ma con i testi lunghi sono in difficoltà, perciò i collaboratori di Chambers gli preparano sunti che non superano le tre pagine, con le parti più importanti sottolineate in giallo.



Paul Orfalea Fondatore della Kinko’s, servizio in outsourcing per la stampa. Paul Orfalea è stato bocciato in seconda elementare e ha passato la terza in una classe di alunni con ritardo mentale, senza riuscire a imparare a leggere. Quand’era piccolo, i genitori lo sottoposero a esami, lo inserirono in gruppi di lettura, lo fecero affiancare da insegnanti di sostegno e terapisti. “Quando sentivo i compagni leggere ad alta voce mi sembrava che gli angeli suggerissero loro le parole”.

Finì con lo stabilire una relazione simbiotica con alcuni compagni di classe che partecipavano a un progetto presso la Marshall Business School: gli altri scrivevano i testi, lui faceva le fotocopie. Ma lì cominciò a elaborare l’idea che poi riuscì a tradurre nel marchio Kinko’s. Nella sua autobiografia dice che
per un dislessico una frase è peggio dei geroglifici egiziani, “somiglia a una carta geografica tutta buchi e macchie nei punti importanti, che ti fa sbagliare strada”.

Egli alla fine è riuscito a diplomarsi, dopo essere stato invitato ad abbandonare tutti gli istituti superiori di Los Angeles: un preside consigliò a sua madre di iscriverlo a una scuola professionale dove avrebbe potuto imparare il mestiere di posatore di moquette. Per fortuna la sua famiglia ebbe più fiducia in lui.


Orfalea dice: “Sono sempre stato un pessimo lettore e fino a quarant’anni non ho mai mostrato a nessuno un testo scritto di mio pugno”.

Ha sempre avuto uno stile molto particolare nella sua professione di manager: se riceve una lettera, per esempio, se la fa leggere da qualcuno e invece di starsene in ufficio, si sposta da una filiale all’altra, osservando, parlando con i consumatori, operando cambiamenti,
gestendo le situazioni con intelligenza visiva, orale e multisensoriale.



Charles Schwab inventore del sistema di discount brokerage. Non sapeva di essere dislessico sino a quando questa condizione non è stata diagnosticata a suo figlio.

Andava bene in matematica, in scienze e negli sport, specie nel golf, e poté iscriversi all’Università di Stanford, ma con l’inglese era in difficoltà, rischiando addirittura di essere escluso dal college. Non riusciva a scrivere abbastanza in fretta per prendere appunti, per fissare i pensieri.
Non riusciva a memorizzare frasi di più di quattro parole e durante il primo anno fu sul punto di essere espulso. Pensava di se stesso: “Devo proprio essere tonto”.
Era una sensazione di forte disagio, tanto che in seguito, insieme a sua moglie, ha creato una fondazione per sostenere i genitori di ragazzi con difficoltà di apprendimento.

Da adulto ha avuto grande successo negli affari, nel settore finanziario.
Schwab dichiara che il suo pensiero non segue i passaggi del pensiero logico e sequenziale: “Spesso posso vedere la soluzione di qualche problema e sintetizzare in modo diverso e più rapido rispetto agli altri. Nelle riunioni riesco a prevedere la decisione da prendere per ottenere il risultato a cui tendiamo e questo disturba coloro che conducono la discussione attraverso passi successivi”.



Richard BrandsonTitolare dei marchi Virgin Records e Virgin Atlantic Airways.
Bocciato a scuola, in un recente viaggio a Boston ha inaugurato brillantemente un grande megastore.
È una celebrità nel mondo degli affari: ha organizzato a Londra i festeggiamenti per la nomina a baronetto di Rudy Giuliani. Brandson sembra aver avuto successo nonostante la sua dislessia, infatti ha una memoria inaffidabile che lo abbandona nei momenti più importanti, tanto che è costretto a scrivere le cose, come i nomi, sul dorso della mano. Non usa il computer, la matematica non fa per lui e recentemente, confessa, ha confuso il reddito netto con il lordo, con il risultato di apparire intenzionato a falsare il bilancio.

Affronta il mondo degli affari in modo molto particolare: “Non ho mai pensato a me come a un imprenditore, sono sempre stato spinto a creare qualcosa di cui andare orgoglioso”. Ha costituito la linea aerea Virgin Atlantic perché si è reso conto che il servizio reso dalle altre compagnie era scarso e voleva offrire una migliore alternativa. Di se stesso dice con ironia: “Se fossi stato bravo in matematica non avrei mai creato una linea aerea.
I dislessici imparano la modestia e a comportarsi bene con gli altri, doti che li avvantaggiano nel mondo del lavoro. Cerco di non mettere mai in difficoltà gli altri, perché so come ci si sente”.

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